
Rachid Bouchareb torna alle origini, al suo sogno americano, e ambienta il suo ultimo film, Just Like a Woman, negli Stati Uniti. È il 1985 quando esce Batôn Rouge, lungometraggio d'esordio di Bouchareb nel quale si racconta il viaggio di tre ragazzi della periferia di Parigi nel sud degli Stati Uniti: la loro avventura li porta a provare la clandestinità, a scoprire il blues e alla fine a una reinterpretazione del loro sogno americano. Nel 2012, a quasi trent'anni di distanza dall'uscita di Batôn Rouge, Bouchareb - dopo l'intermezzo di Little Senegal (2001) - torna a girare un film negli Stati Uniti: questa volta le protagoniste sono due donne che vivono nella periferia di Chicago, ma c'è un filo rosso che lega questi due film, vale a dire la musica: il blues guida i tre ragazzi di Batôn Rouge attraverso il loro viaggio, la danza del ventre e la sua musica ossessiva è invece l'elemento che unisce le due protagoniste di Just Like a Woman, Marilyn e Mona. Dal 1985 ad oggi sono cambiate molte cose, ad esempio Bouchareb è conosciuto anche in Italia, grazie ai suoi ultimi film, London River (2009) e Uomini senza legge (Hors la loi, 2011). Allo stesso tempo sembra sempre viva l'attenzione del regista verso temi sociali e nei confronti di soggetti fragili, deboli, invisibili agli occhi di una società che li etichetta troppo facilmente per poi, spesso, abbandonarli.
Just Like a Womanè la storia di un incontro e di un'amicizia tra due donne, Marilyn e Mona. La prima è una centralinista insoddisfatta, sposata con un uomo parassita e nullafacente: Marilyn si rifugia nella danza del ventre, unico sfogo nella sua triste e monotona esistenza. La seconda è una donna araba che si è sposata per amore all'uomo che ama ritrovandosi a lavorare nel negozio di alimentari di famiglia con la madre del marito che la vessa giornalmente perché non riesce ad avere figli. Per due motivi drammatici ma profondamente diversi le due donne si trovano a scappare da Chicago. Marilyn però ha un obiettivo: un'importante audizione di danza del ventre a Santa Fe. Inizia così il loro viaggio attraverso gli Stati Uniti e alla scoperta di loro stesse.
Just Like a Woman è un road movie che mostra gli Stati Uniti nella loro maestosità e varietà di paesaggi. Bouchareb sembra omaggiare gli ampi spazi del paese e allo stesso tempo il caos e la particolarità di una città come Chicago che mostra nella sua bellezza all'inizio e alla fine del film. Il lungo prologo nel quale sono presentate le due donne potrebbe sembrare squilibrato rispetto all'insieme del film, ma è forse la parte nella quale si accenna con più profondità e meno clichés ad un'analisi delle due protagoniste. Se infatti i motivi della fuga e le situazioni disperate di Mona e Marilyn emergono con forza e chiarezza, non si può dire lo stesso per lo sviluppo successivo della storia e l'epilogo. Bouchareb si lascia andare a facili soluzioni nella sceneggiatura, a volte anche poco probabili, e inserisce personaggi troppo stereotipati lungo il percorso delle due ragazze. Nonostante questo non mancano momenti interessanti e Sienna Miller, che interpreta Marilyn e Golshifteh Farahani, che interpreta Mona, regalano una recitazione intensa ma naturale.
Nella prima parte Bouchareb si sofferma sul rapporto tra Mona e suo marito Mourad, interpretato da un Roschdy Zem dimesso e sottotono: interessante vedere come il marito, pur amando la moglie non riesca a liberarsi della figura ingombrate della madre, per poter vivere la storia d'amore con Mona in modo sereno e felice a prescindere dai figli. Mourad non è rappresentato, come spesso accade seguendo dei clichés, come un uomo autoritario e violento, ma allo stesso tempo, come la maggior parte degli uomini presenti nel film, è privo di spina dorsale, di vera forza interiore e di volontà. Just like a Woman è un road movie al femminile e il collegamento con il celebre Thelma & Louise di Ridley Scott è inevitabile ed immediato. Bouchareb però nel suo film svolta verso un percorso di disincanto e disillusione attraverso il quale le protagoniste non sono vere e proprie eroine ma vittime di una società che le ha schiacciate.
Alice Casalini